Da possessore recente di una Wild M-Team MY25 posso sicuramente confermare le impressioni di
@marco: è davvero un’ottima bici! Aggiungo qualche sfumatura, derivante dal mio modo di guidare la bici che è magari utile per comprenderne ancor meglio le caratteristiche.
Venendo da una Rise LT di concezione molto diversa, ma con un allestimento simile (era montata con la stessa forcella Fox 38 Factory da 170 mm e ammortizzatore a molla, assetto in Low che la portavano le geometrie simili per certi aspetti alla Wild), ho impiegato qualche uscita per comprenderne appieno le caratteristiche e riuscire a sfruttarla al meglio. Questo passaggio mi ha permesso di coglierne con maggiore chiarezza sia i punti di forza sia alcuni aspetti migliorabili.
Se volessi essere pignolo – o meglio, ragionare come un product manager di Orbea – individuerei alcune aree di possibile miglioramento.
Un primo aspetto riguarda la distribuzione dei pesi, che potrebbe essere rivista secondo criteri più moderni. La lunga batteria da 750 Wh, che pesa 1,3 kg in più rispetto alla 600 Wh e circa 400 g in più della nuova 800 Wh, si fa sentire in certe situazioni. In particolare, nei passaggi con carico marcato sull’anteriore – come nelle curve strette in discesa ripida e in contropendenza – l’avantreno tende a riallinearsi con una certa lentezza, per esempio rispetto alla Rise. Anche nelle curve prive di appoggio, rispetto alle bici analogiche o alle light eMTB, la fase di ingresso e di uscita risulta più macchinosa. In questi frangenti, la Rise mi manca.
Inoltre, nel caso si utilizzi il range extender Powermore, il suo inserimento nella slitta è ostacolato lateralmente dai due traversi inferiori caratteristici di questo telaio. Questo obbliga ad acquistare una staffa aggiuntiva, prodotta da Orbea, che alza ulteriormente il posizionamento dei fori di aggancio e, di conseguenza, il baricentro. Sia dal punto di vista tecnico che estetico, si tratta di una soluzione poco efficace.
Anche quella piacevole sensazione di non sedersi troppo sul retrotreno, unita a una luce a terra dinamica piuttosto abbondante – tanto utile in salita tecnica e nelle sezioni più complicate, scongiurando le toccate a terra con pedivelle e paramotore – toglie un filo di intuitività nelle curve con poca aderenza, dove si avverte un baricentro del rider piuttosto alto e meno "dentro le
ruote" rispetto ad altre bici.
Per contro, ha un’agilità – intesa come facilità nello stare dentro curve strette e tornantini – inaspettata per una endurona 29/29. È davvero facile nello stretto, e i 63,5 gradi di sterzo sembrano in realtà più chiusi di quanto indichi il valore nominale. Addirittura, rispetto alla Rise “endurizzata”, chiude i tornantini stretti con maggiore facilità. Ottimo anche il comportamento del retrotreno su rock garden e letti di radici: non è eccessivamente morbido, ma trasmette una risposta solida e controllata, assorbendo quanto basta senza disperdere energia o velocità. Lo definirei più racing che plush. Ho avuto modo di provare brevemente il modello 2026 con il nuovo Float X2, e il miglioramento è evidente: la corsa è più fluida, la sospensione più sensibile ma al tempo stesso ben sostenuta.
Infine, un accenno ai consumi, che – pur dipendendo più dal sistema motore che dalla bici in sé – sono decisamente buoni. Ho affrontato uscite esclusivamente in modalità eMTB con i parametri al massimo, che preferisco rispetto al Turbo, raggiungendo i 1.300 m di dislivello con circa il 25% di batteria residua. Usando l’Eco in modo più parsimonioso, si possono stimare fino a 3.000 m di dislivello positivo. Rispetto ai compagni di uscita dotati di motore
Shimano e batteria da 720 Wh, ho riscontrato un consumo indicativamente inferiore del 15%. Anche rispetto alla Rise, che aveva un motore limitato a 400 watt di picco, il consumo in Wh è risultato inferiore. Non so in che modo Bosch abbia ottenuto questo risultato, ma il motore si conferma estremamente efficiente. Tanto efficiente che, se non fosse per una sostituzione così onerosa e per la posizione elevata del Powermore, vedrei molto bene su questa bici la combo 600 Wh + extender: peso all’occorrenza quasi uguale alla 750 Wh, con 850 Wh di “serbatoio”.
Ora vedremo, dopo l’aggiornamento, come si comporteranno i consumi...
La mia fase di comprensione di questa bici non è ancora terminata. Una dozzina di uscite sono tante, ma non ancora sufficienti per poterla provare in situazioni e luoghi molto diversi.
Viste queste caratteristiche, sono molto soddisfatto dell’acquisto, considerando anche che – a mio parere – si tratta di una bici molto matura, affinata nel tempo, che rappresenta oggi una delle migliori opzioni sul mercato per l’enduro elettrico.
Tuttavia, per indole personale e professionale, sono sempre alla ricerca del “What’s next?”. Alla luce delle nuove proposte sul mercato – “light” e “full power”, Unno Mith in primis – e delle possibilità che la tecnologia offre in questo momento, mi aspetto che Orbea stia lavorando su qualcosa di radicalmente nuovo. Spero partano dalla stupenda e innovativa Rallon per spingere ancora più in là le prestazioni del segmento e-Enduro.