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Testo
<blockquote data-quote="Hot" data-source="post: 233068" data-attributes="member: 339"><p>La molteplicità delle fonti di informazione dovrebbe essere alla base del nostro giudizio già in condizioni normali. E lo è a maggior ragione in questa situazione. </p><p>Ma credo sia ormai evidente ai più accorti che non si tratta di una situazione ordinaria, dove si possono facilmente riprodurre i comportamenti abituali.</p><p>Comprendo perfettamente il pericolo a cui accenni e l'attenzione, da questo punto di vista non può, mai, venire meno.</p><p>Ma soltanto degli sprovveduti oggi possono pensare di chiedere le elezioni il giorno prima e quello dopo di fermare al 100% la produzione italiana, inclusi i grandi impianti che richiederebbero forse mesi di lavoro per la fermata e la messa in sicurezza. Si tratta di persone che hanno dei limiti, o sono mal consigliate, oppure sono in mala fede. </p><p>Quando ci si trova in una situazione di guerra, quale oggi stiamo vivendo, la prima preoccupazione deve essere garantire il supporto a chi lavora al fronte. Fornire le armi che servono, garantire i rifornimenti e far sentire che la nostra fiducia e il nostro sostegno non manca. Mai.</p><p>La gradualità con cui le restrizioni sono state introdotte deve essere vista come conseguenza di decisioni difficili, relative a una situazione sconosciuta, urgente e per certi versi imprevedibile. Ma anche come forma di rispetto per un popolo che mal digerisce le imposizioni, che non ha un senso della collettività, e che non è abituato come quello cinese ad obbedire a un imperatore per millenni e a un partito da un secolo.</p><p>Quando la guerra sarà finita, vinta o persa, si tireranno le somme e finalmente si potrà fare un bilancio su dati e non sulla base di un'ondata emozionale. </p><p>Oggi si deve tutti guardare verso la fine del tunnel, impegnando in modo proficuo le energie di questo paese.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="Hot, post: 233068, member: 339"] La molteplicità delle fonti di informazione dovrebbe essere alla base del nostro giudizio già in condizioni normali. E lo è a maggior ragione in questa situazione. Ma credo sia ormai evidente ai più accorti che non si tratta di una situazione ordinaria, dove si possono facilmente riprodurre i comportamenti abituali. Comprendo perfettamente il pericolo a cui accenni e l'attenzione, da questo punto di vista non può, mai, venire meno. Ma soltanto degli sprovveduti oggi possono pensare di chiedere le elezioni il giorno prima e quello dopo di fermare al 100% la produzione italiana, inclusi i grandi impianti che richiederebbero forse mesi di lavoro per la fermata e la messa in sicurezza. Si tratta di persone che hanno dei limiti, o sono mal consigliate, oppure sono in mala fede. Quando ci si trova in una situazione di guerra, quale oggi stiamo vivendo, la prima preoccupazione deve essere garantire il supporto a chi lavora al fronte. Fornire le armi che servono, garantire i rifornimenti e far sentire che la nostra fiducia e il nostro sostegno non manca. Mai. La gradualità con cui le restrizioni sono state introdotte deve essere vista come conseguenza di decisioni difficili, relative a una situazione sconosciuta, urgente e per certi versi imprevedibile. Ma anche come forma di rispetto per un popolo che mal digerisce le imposizioni, che non ha un senso della collettività, e che non è abituato come quello cinese ad obbedire a un imperatore per millenni e a un partito da un secolo. Quando la guerra sarà finita, vinta o persa, si tireranno le somme e finalmente si potrà fare un bilancio su dati e non sulla base di un'ondata emozionale. Oggi si deve tutti guardare verso la fine del tunnel, impegnando in modo proficuo le energie di questo paese. [/QUOTE]
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