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<blockquote data-quote="skaas" data-source="post: 522161" data-attributes="member: 15880"><p>Per me, che son di la’, primi, timidi, avvicinamenti alla AI… ok decido di usare una tua massima, grazie di questo,,,,, traduce bene, incredibile, poi mi ha chiesto anche se voleva una traduzione in stile racconto…. Commovente …</p><p></p><p></p><p>Ci sono storie che si raccontano con i numeri: geometrie, escursioni, angoli di sterzo, reach e carro. E poi ci sono storie che si raccontano col fango addosso, con i graffi sui polpacci e la polvere nei polmoni.</p><p>Questa è una di quelle.</p><p>Avevo la Gen 2, e non era una bici, era una dichiarazione di guerra. Lyrik pompata da Select a RC2, idraulica che rispondeva come una fucilata. Ammortizzatore Ohlins TTX Air, roba da Formula 1 delle montagne. I Saint che frenavano come se volessero fermare il tempo. Ruote Hope Fortus, 32 raggi per ogni bestemmia che urlavo in discesa. In casa, sui trail che conosco come le tasche dei pantaloni, lei andava come un treno. Ruvida, cattiva, precisa. Ti faceva sudare, ma ti portava giù. Sempre.</p><p>Poi Paganella. Il piano era semplice: Bear Trail completo, tutto d’un fiato, adrenalina e grida nei boschi. Ma come spesso succede, sbagliamo sentiero. Colpa mia. Invece del flow liscio e veloce, ci becchiamo l’Apocalypse Now. E lì, fratello, mi è sembrata piccola. Troppo piccola. Quella Gen 2 che a casa mi faceva sentire un dio, lì sembrava in affanno. Come se, per la prima volta, fosse lei a chiedermi di rallentare.</p><p>L’anno dopo torno, stesso posto, stesso fuoco negli occhi. Ma stavolta è la Gen 3 sotto al culo. Tutta originale, niente fronzoli: Fox Rhythm davanti, Float X dietro, Code R per frenare l’entusiasmo. Niente Saint, niente Ohlins. Ma zio… che sorpresa.</p><p>Senti, non è che fosse più veloce, o più aggressiva. Ma era viva. Leggera nei movimenti, morbida quando serviva, cattiva quando glielo chiedevi. Una bici che ti capisce, che ti perdona. Dove la Gen 2 ti sfidava, la Gen 3 ti accompagnava. Apocalypse Now? Fatta. Bear Trail? Una goduria. E il sorriso, quello, durato giorni.</p><p>Le bici non sono solo numeri. Sono sensazioni. E a volte, la differenza tra “giocattolo” e “compagna di battaglia” sta proprio lì. Nelle emozioni, nei silenzi tra un respiro e l’altro. Tra una curva che chiude e un salto che ti sorprende.</p><p></p><p>Brakky (versione artificialmente intelligente)</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="skaas, post: 522161, member: 15880"] Per me, che son di la’, primi, timidi, avvicinamenti alla AI… ok decido di usare una tua massima, grazie di questo,,,,, traduce bene, incredibile, poi mi ha chiesto anche se voleva una traduzione in stile racconto…. Commovente … Ci sono storie che si raccontano con i numeri: geometrie, escursioni, angoli di sterzo, reach e carro. E poi ci sono storie che si raccontano col fango addosso, con i graffi sui polpacci e la polvere nei polmoni. Questa è una di quelle. Avevo la Gen 2, e non era una bici, era una dichiarazione di guerra. Lyrik pompata da Select a RC2, idraulica che rispondeva come una fucilata. Ammortizzatore Ohlins TTX Air, roba da Formula 1 delle montagne. I Saint che frenavano come se volessero fermare il tempo. Ruote Hope Fortus, 32 raggi per ogni bestemmia che urlavo in discesa. In casa, sui trail che conosco come le tasche dei pantaloni, lei andava come un treno. Ruvida, cattiva, precisa. Ti faceva sudare, ma ti portava giù. Sempre. Poi Paganella. Il piano era semplice: Bear Trail completo, tutto d’un fiato, adrenalina e grida nei boschi. Ma come spesso succede, sbagliamo sentiero. Colpa mia. Invece del flow liscio e veloce, ci becchiamo l’Apocalypse Now. E lì, fratello, mi è sembrata piccola. Troppo piccola. Quella Gen 2 che a casa mi faceva sentire un dio, lì sembrava in affanno. Come se, per la prima volta, fosse lei a chiedermi di rallentare. L’anno dopo torno, stesso posto, stesso fuoco negli occhi. Ma stavolta è la Gen 3 sotto al culo. Tutta originale, niente fronzoli: Fox Rhythm davanti, Float X dietro, Code R per frenare l’entusiasmo. Niente Saint, niente Ohlins. Ma zio… che sorpresa. Senti, non è che fosse più veloce, o più aggressiva. Ma era viva. Leggera nei movimenti, morbida quando serviva, cattiva quando glielo chiedevi. Una bici che ti capisce, che ti perdona. Dove la Gen 2 ti sfidava, la Gen 3 ti accompagnava. Apocalypse Now? Fatta. Bear Trail? Una goduria. E il sorriso, quello, durato giorni. Le bici non sono solo numeri. Sono sensazioni. E a volte, la differenza tra “giocattolo” e “compagna di battaglia” sta proprio lì. Nelle emozioni, nei silenzi tra un respiro e l’altro. Tra una curva che chiude e un salto che ti sorprende. Brakky (versione artificialmente intelligente) [/QUOTE]
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